Stefan Bellof è nato a Giessen, all’epoca Germania Ovest il 20 novembre 1957. Cominciò la sua carriera a 16 anni sui kart vincendo diversi titoli nazionali tedeschi.
Nel 1980 debuttò in Formula Ford Nazionale 1600 vincendo al primo tentativo, a 23 anni e nell’anno seguente vinse l’edizione internazionale. Nello stesso anno riuscì a strappare un volante in Formula 3 con la Ralt Rt3 per le ultime sette gare del campionato. Anche qui come in tutte le altre categorie vinse subito. Tre vittorie in sette gare.
Nel 1982 c’è un altro salto di categoria. Il team Maurer-Bmw gli offre un contratto in Formula 2. Qui vinse subito al debutto sotto la pioggia a Silverstone e anche la gara successiva ad Hockenheim.
Approfittando della pausa estiva della Formula 2, debutta anche nelle gare riservate alle sportprototipo, partecipando col il team Kremer alla gara ad Hockenheim e alla 1000 km di Spa. La Rothmans, che aveva già notato le potenzialità di Stefan, decise d’inserirlo per la stagione 1983 nella squadra ufficiale Rothmans Porsche in coppia col più esperto Derek Bell. La fiducia fu immediatamente ricambiata con 4 pole position e 4 giri più veloci e 3 vittorie alle 1.000 km Silverstone, Fuji e Kyalami.
All’ultima gara della serie, sul circuito del Nürburgring [quello vero da 20.832 metri – ndr], Bellof mostrò le sue doti di campione facendo segnare il miglior tempo ufficioso in 6’11’’130, rimasto ancora oggi imbattuto.
Durante il 1983 Bellof ebbe anche la possibilità di fare alcuni test a Silverstone con la McLaren in compagnia di un altro giovanissimo campione chiamato Ayrton Senna e a Martin Brundle. I tre futuri piloti della massima serie riescono ad impressionare Ron Dennis e la squadra con tempi sul giro di 1'14"300 (Senna), 1'14"660 (Bellof) e 1'14"700 (Brundle), allineati al tempo in qualifica di Lauda nel GP d’Inghilterra di quell’anno (1’14”267) e nettamente migliori del 1’15”609 di John Watson. Anni più tardi si venne a sapere che Stefan aveva avuto a disposizione il meno potente motore Cosworth DFV, al posto del DFY usato da Senna, altrimenti i tempi si sarebbero sicuramente avvicinati.
La Rothmans gli vietò però di passare ad un team di Formula Uno sponsorizzato dalla Marlboro così Bellof fu “esiliato” in un team ricco di storia ma ormai di secondo livello come la Tyrrell.
Nel 1984 Bellof poté quindi correre ancora il mondiale Endurance, ai comandi di una Porsche 956B e con la forte sponsorizzazione della Rothmans, vincendo a Monza, Nurburgring, Spa-Francorchamps, Imola, Fuji e Sandown Park. A fine anno si aggiudicò il Campionato del Mondo Endurance.
In Formula Uno però non andò altrettanto bene. La Tyrrell di Stefan l’unica compagine che montasse ancora il vecchio Ford Cosworth DFY, un aspirato che pagava oltre un centinaio di cavalli ai motori turbocompressi della concorrenza.
Una piccolo miracolo sembrò avvenire a Monaco. La gara partì sotto il diluvio e Bellof, qualificatosi 20, rimontò fino alla tredicesima posizione nel corso del primo giro. Nei giri seguenti inanellò spettacolari sorpassi ai danni di Keke Rosberg e René Arnoux, fino ad arrivare terzo. La gara venne interrotta al 31 giro dal commissario di pista Jacky Ickx prima di aver completato almeno metà della gara, quindi il punteggio assegnato fu dimezzato; per il recupero portentoso di Bellof rimasero solo 2 punti. Due gare dopo, a Montreal, la catastrofe nell’annata di Bellof e della Tyrrell. Le analisi dell’acqua rivelarono pallini di piombo e tracce di idrocarburi; il sospetto era che le monoposto corressero sottopeso. Il team inglese fu squalificato e Bellof perse tutti i risultati ottenuti.
L’anno successivo firmò per il team di Walter Brun nel campionato Endurance, sempre su una Porsche 956. In Formula Uno, sul circuito portoghese dell’Estoril inondato dalla pioggia regalò al suo team un insperato sesto posto, a cui fece seguito un quarto a Detroit, ma i limiti tecnici del datato DFY, e l’incessante crisi economica della scuderia, limitarono di molto le ambizioni del pilota.
Il primo settembre 1985 partecipò alla 1000 km di Spa con la Porsche 956B del Team Brun; in un tentativo di sorpasso al leader della gara Jacky Ickx sulla Porsche 962 ufficiale, che da alcuni giri gli resisteva tenacemente, Bellof affiancò il belga all’Eau Rouge, che lo chiuse nel tentativo d'impostare la traiettoria più facile su una delle curve più pericolose del circuito, il Raidillon. Bellof si schiantò frontalmente, a circa 260 km/h, contro il muretto di cemento all'esterno della curva mentre Ickx, finito in testacoda, colpì il muro con il retro e rimase illeso. L'incendio della Porsche 956 sommato alle gravissime lesioni al torace, alle gambe e alla colonna vertebrale, non lasciarono scampo a Bellof. Trasferito d'urgenza presso l'ospedale di Stavelot, vi arrivò già morto.
Maurer suo team manager ai tempi della F2, dopo la morte di Bellof disse: “Sono certo che sarebbe divenuto Campione del Mondo di F1, in qualche modo e in qualche anno e con qualche macchina. Se solo fosse vissuto abbastanza”. Purtroppo il tempo a volte è realmente tiranno…
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