martedì 15 maggio 2012

Elio De Angelis, un talento perso troppo presto!

Elio De Angelis, nasce a Roma il 26 marzo 1958 da un’agiata famiglia capitolina.

Appassionato di motori fin dall'infanzia, nel 1972 all’età di 14 anni comincia a guidare i go-kart. Elio oltre alla passione ci mette anche la bravura e nel 1976 vince il titolo europeo. Il padre, ricco costruttore e campione di motonautica, visti i brillanti risultati conseguiti dal figlio decide di fargli continuare la carriera di pilota. Gli compra così una Chevron, con la quale correrà il campionato di Formula 3, ma a parte la vettura Elio non riceve più nessun sostegno economico da parte della famiglia.

Nel 1977 De Angelis vince il campionato italiano di categoria e l'anno seguente passa in Formula 2. Nel 1978 vince il Gran Premio di Montecarlo di Formula 3. Questo importante successo gli vale l'interessamento di varie scuderie di Formula Uno, tra cui le inglesi Brabham e Tyrrell.

Con la Tyrrell fu un disastro. Il proprietario Ken, prima gli offrì un contratto e poi si tirò indietro. Andarono così in tribunale ed Elio ne uscì vincitore ma senza un volante per la stagione successiva.

Lo sbarco in Formula Uno avvenne nel 1979 con una Shadow. 

Nel 1980 passa alla Lotus dove rimane per 6 stagioni. In quel periodo riesce ad imporsi in due Gran Premi, in Austria nel 1982 e ad Imola tre anni più tardi. Al termine del 1985 però, Elio abbandona il team che gli ha dato tante soddisfazioni per approdare alla Brabham. Nella squadra che era stata creata da Colin Chapman, era arrivato un nuovo pilota, un certo Ayrton Senna, e Elio aveva capito immediatamente che per lui non ci sarebbe più stato spazio lì.

Arrivato in Brabham per la nuova stagione, si ritrovò come compagno di squadra il connazionale Riccardo Patrese, con cui fino a quel momento non aveva avuto un buon rapporto, ma in seguito instaurò con lui una sincera amicizia. La vettura, progettata dal sudafricano Gordon Murray però, era un'automobile totalmente nuova e talmente bassa da essere soprannominata "sogliola".

Questa tuttavia si rivelò poco competitiva e non riuscì a riportare la squadra ai livelli dei primi anni ottanta. Nei primi Gran Premi non andò oltre un ottavo posto in Brasile e fu costretto pure a partire ultimo a Monaco. Ciononostante, De Angelis lavorò duramente con il team per contribuire agli sviluppi della macchina. Il pilota però, era sempre più deluso dalla BT55, ritenendola inoltre poco sicura.

Fu così che si arrivò ai test sul circuito francese del Paul Ricard a Le Castellet. L'alettone posteriore della BT55 si staccò mentre De Angelis procedeva ad alta velocità, facendo perdere stabilità al retrotreno della vettura che, dopo diversi cappottamenti, finì contro una barriera e prese fuoco. Diversi piloti, tra cui Alan Jones e Nigel Mansell, si fermarono a prestare soccorso ed Alain Prost cercò di estrarre il romano dall'abitacolo nonostante le fiamme, senza riuscirvi.

Soltanto dopo diversi minuti, i commissari e alcuni meccanici, giunti a piedi dai box e privi di tuta ignifuga riuscirono a tirare fuori De Angelis dall'abitacolo. L'elicottero d'emergenza arrivò oltre 30 minuti dopo, poiché era una sessione di test privati e i proprietari del circuito non erano tenuti a prevedere lo stesso dispiegamento di mezzi di soccorso richiesto invece per i Gran Premi. I piloti fanno notare alla Federazione le mancanze. In seguito a questo incidente la FIA impose anche per le sessioni di test i medesimi standard di sicurezza delle gare.

L'impatto non uccise il pilota, ma provocò gravi danni alla testa e il distacco della colonna vertebrale, oltre alla frattura della clavicola e alcune bruciature. De Angelis morì a causa dell'asfissia provocata dal fumo dell'incendio, essendo rimasto intrappolato nell'abitacolo anche a causa della mancata prontezza dei soccorsi e dei vigili del fuoco.

Trasportato all'ospedale di Marsiglia, vi spirò il giorno dopo. Le spoglie del pilota riposano nel Cimitero del Verano, a Roma.

Nessun commento:

Posta un commento