Horner inizia la carriera automobilisca giovanissimo sui kart; alla fine del 1991 vince una borsa di studio per poter disputare con la Manor Motorsport in Formula Renault la stagione 1992. A fine stagione risulterà essere il miglior rookie, cogliendo anche un successo.
Nel 1994 passa in Formula 3 inglese con la scuderia Fortec e l’anno seguente approda al team ADR. Nel 1996 gareggia sia in F3000 che in Formula 2 con il team TOM’S.
Il 1997 è l’anno della prima svolta professionale. A soli 24 anni decide di fondare la scuderia Arden International, partecipando al campionato di Formula 3000 in veste sia di pilota che di manager. Il miglior risultato lo ottenne a Jerez de la Frontera (Portogallo) nel fine settimana in cui Schumacher si suicida addosso a Jacques Villeneuve e perde il campionato. Horner arriva sesto, dieci posti più in alto rispetto al suo piazzamento medio: “Ci fu un incidente che eliminò un bel po’ di macchine. La categoria all’epoca era competitiva, quindi per me fu un buon risultato. Ma solo perché alla fine della gara io ero ancora là e gli altri no”.
Due stagioni più tardi decise di appendere il casco al chiodo: “A 24 anni ho avuto il coraggio di dire a me stesso che non ero abbastanza veloce come gli altri contro cui gareggiavo, gente del calibro di Juan Pablo Montoya, Tom Kristensen, Pedro De La Rosa e Nick Heidfeld. Ho preferito concentrarmi sul’attività manageriale, continuando come proprietario della Arden”
In sei anni, con la sua innovativa metodologia di lavoro e la sua tenacia, portò l’Arden ad essere una squadra imbattibile. Vinse in F3000 il titolo costruttori nel 2002-2003 e 2004, mentre il titolo piloti nel 2003 con lo svedese Bjorn Wirdheim e nel 2004 con l’italiano Vitantonio Liuzzi. Horner è anche stato lo scopritore di Heikki Kovalainen, Sébastien Buemi, Bruno Senna, Neel Jani e Tomas Enge.
La Arden ha preso parte anche ai campionati di A1 GP, GP2, GP2 Main Series e GP2 Asian Series, GP3, Formula 3.
Verso la fine 2004, sull’onda del successo viene notato e messo sotto contratto da Dietrich Mateschitz che sta per fondare la scuderia Red Bull Racing in Formula Uno sulle ceneri della defunta Jaguar. Così a soli 36 anni è diventato il team principal più giovane di tutti i tempi: “Non smetterò mai di essere riconoscente a Mateschitz per l’opportunità che mi ha concesso e per tutta la fiducia che ha riposto in me”
Dopo un avvio difficile nel 2006 arriva il primo podio con David Coulthard nel Gran Premio di Monaco (memorabile il suo tuffo in piscina vestito solo del mantello di Superman – ndr) e dal quel punto in poi è stato solo un lento ma inesorabile risalire verso la vetta della Formula Uno, grazie anche ad Adrian Newey e Sebastian Vettel che porteranno la Red Bull alla conquista di due campionati costruttori e due piloti.
Guradando indietro Chris non ha rimpianti per aver abbandonato così precocemente la carriera da pilota: “Mi trovo molto meglio adesso, dietro ad una scrivania rispetto a quando stavo dietro il volante". Ma avverte: "Se oggi provassi la Red Bull RB7 che ha vinto il mondiale?, fisicamente non potrei durare più di 10 giri ma girerei solo qualche secondo più lento dei nostri attuali piloti.”
Se lo dice lui c’è da crederci …
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