giovedì 19 aprile 2012

Montecarlo si rifà il look

Il tracciato cittadino di Montecarlo in vista del prossimo Gran Premio di Formula Uno in programma il 27 maggio si rifà il trucco. Infatti l'Automobile Club di Monaco ha annunciato oggi con un comunicato stampa ufficiale delle importanti novità sotto il profilo della sicurezza.

Il primo accorgimento riguarda il livellamento della zona di frenata della chicane delle Piscine [la curva dove andò a sbattere l’anno scorso Sergio Perez – ndr], che secondo gli studi effettuati presentava anche dei dislivelli di ben 20 centimetri e le barriere di protezione sono state arretrate di 15 metri circa.

Novità rilevanti anche per l’uscita dalla corsia dei box, che è stata allargata e resa più rettilinea, in maniera tale da permettere alle monoposto di riprendere la via della pista ad una velocità più elevata rispetto al passato.

Infine alla curva Sainte Devote e in quella delle Piscine saranno rimossi i tradizionali muretti di cemento per fare posto alle TecPro, che sono le stesse protezioni  già presenti l’anno scorso alla chicane del porto.

Bahrain: Giornalista italiano espluso, rientra grazie alla FIA

Stefano Mancini, giornalista della “Stampa” e autore dell’intervista a Nabeel Rajab che abbiamo pubblicato con il titolo Nessuno farà del male agli stranieri al suo arrivo all'aeroporto internazionale di Manama è stato democraticamente respinto. Come in tutte le democrazie, scrivere qualcosa che non piace al regnante, comporta l'espulsione dal Paese. Il giornalista italiano si è ritrovato quindi a a Dubai, e proprio da qui inizia il suo racconto che pubblichiamo integralmente:

"La tensione sale in Bahrain alla vigilia del ritorno del Gran Premio, cancellato lo scorso anno dopo la sanguinosa repressione delle proteste di piazza. E nel giorno dell’arresto di 80 oppositori, aver intervistato un dissidente è un buon motivo per finire nella lista nera ed essere respinto alla frontiera.

Scopro di essere indesiderato soltanto al mio arrivo a Manama, eppure i segnali li avevo già avuti al check-in a Dubai dove insistevano sul fatto che non potevo volare perché ero senza biglietto di ritorno, quando la data del rientro era invece stampata chiaramente.

Ripenserò un paio d’ore più tardi alla conversazione che ha preceduto il mio viaggio. Ci mediterò davanti all’ufficio visti, mentre i miei documenti sono da venti minuti nelle mani di un poliziotto dai modi gentili. Sono tutti educati e cordiali, gli addetti alla sicurezza, fino a un minuto prima di comunicarmi che qualcosa non va. «Lavora per un giornale?», chiede l’uomo in divisa. «Sì». «Mi scriva il nome». «Il mio?». «No, quello del giornale». E’ la frase chiave, la password che mi spalanca davanti agli occhi una situazione che fino a quel momento rifiutavo di prendere in considerazione: sanno che due giorni prima ho intervistato Nabeel Rajab, un bahrenita a capo di un’associazione per i diritti umani. E, soprattutto, qualcuno li ha informati che avrei dovuto incontrarlo per visitare assieme a lui e altri un villaggio dove - parole di Rajab - la repressione era stata più violenta.

E’ tardi per rimproverarmi di aver usato il cellulare, di essermi presentato con nome e cognome, di aver preso un appuntamento senza sospettare che la persona che cercavo potesse essere intercettata. Il poliziotto mi ha identificato al di là di ogni ragionevole dubbio e i suoi modi diventano bruschi: «Venga via con me». Senza troppe cerimonie mi accompagna fino al portellone dell’aereo che sta ripartendo per Dubai: vengo respinto per aver avuto rapporti con i dissidenti.

«Vedo che le piace molto volare con la nostra compagnia», mi sorride la stessa hostess del volo di andata, ignara dei retroscena. A Dubai informo dell’accaduto la Federazione internazionale dell’Automobile, che sollecita gli organizzatori a intervenire. Le trattative diplomatiche durano ore, poi dal circuito arriva una mail con il visto: la Fia ha convinto le autorità che fare a meno dei giornalisti non è prassi accettabile.

Collin Kolles nuovo team principal della Williams?

Dopo il terremoto di metà marzo, con le dimissioni irrevocabili di Adam Parr, sembra tornare il sereno in casa Williams. Al team di Grove potrebbe arrivare l’ex team principal della HRT, Colin Kolles a fare da pacere fra Frank Williams, che mantiene il controllo della società con il 40% delle azioni, e Bernie Ecclestone.

Kolles andrebbe a sostituire la coppia formata da Dickie Stanford e Nick Rose e potrebbe essere l'uomo giusto per cercare di rinnovare il Patto della Concordia e dare tranquillità agli altri investitori del team [primo fra tutti Toto Wolff - ndr] che sono sul piede di guerra: e chiedono a gran voce garanzie di stabilità.

Emanuele Pirro, rappresentante dei piloti anche in Bahrain

La Federazione Internazionale ha confermato nella giornata odierna Emanuele Pirro come commissario di gara anche per il Gran Premio del Bahrain.

L’italiano dopo aver sostituito Johnny Herbert in Cina è stato riconfermato anche per la gara mediorientale.

L’ex pilota di Formula Uno, ha disputato 37 Gran Premi con Benetton e Dallara collezionando come miglior risultato in carriera il 5° posto in Australia nel 1989.

Amarcord: Derek Warwick

Derek Stanley Arthur Warwick, questo è il suo nome completo, è nato a Alresford in Inghilterra il 27 agosto 1954.

Dopo aver vinto nel 1971 il campionato Superstox Inglese a soli 16 anni, Derek nel 1978 vince anche quello di Formula 3 Inglese.

Warwick  approda così nel 1981 in Formula Uno con la malconcia e poco competitiva Toleman senza riuscire però mai a qualificarsi se non al gran Premio degli Stati Uniti. L’anno successivo non avendo ricevuto altre offerte decise di rimanere con il team inglese. L’unica  soddisfazione dell’anno  fu il giro più veloce in Olanda. Sempre in Toleman nel 1983 Warwick conquistò i primi buoni risultati con nove punti totali, ottenuti tutti nelle ultime quattro gare.

Queste prestazioni gli valsero una chiamata per l'anno successivo dalla Renault. La stagione fu molto buona con la conquista del settimo posto in classifica finale, battendo il compagno di squadra Patrick Tambay, e ottenendo quattro podi in Sud Africa, Blegio, Inghliterra e Germania.

Il 1985 fu invece fortemente negativo, con soli cinque punti conquistati nell’arco dell’intera stagione.

Nel 1986, con il ritiro dalla Formula Uno della Renault, Derek tenta  di trovare posto alla Lotus, ma il suo ingaggio fu fortemente osteggiato dal primo pilota della scuderia, l’astro nascente Ayrton Senna. Decide quindi di correre nella categoria Sport e, con la Jaguar, vince a Silverstone. Ha l'occasione di ritornare nel Circus lo stesso anno quando va a sostituire lo sfortunato pilota italiano Elio De Angelis alla Brabham. L’inglese però, finisce la stagione senza ottenere alcun punto e, per uno soltanto, perde anche il titolo mondiale per vetture Sport.

Nel 1987 il pilota inglese cambiò ancora squadra passando alla Arrows, chiudendo la stagione con tre punti. Rimase nella stessa scuderia per altre due stagioni, nel 1988 conquistò la settima piazza finale e 17 punti, ottenuti grazie a vari piazzamenti mentre nel 1989, Warwick conquistò solamente sette punti.

Nel 1990 passa alla Lotus. La squadra è allo sbando e Derek riesce ad aggiudicarsi solo tre punti nel mondiale così, nei due anni seguenti, decide di correre solo con le Sport. Vince a Silverstone, a Monza ed al Nurburgring con la TWR Jaguar, poi passa alla Peugeot. Con la 905 della casa francese vince ancora a Silverstone, a Suzuka e si aggiudica la prestigiosa 24 ore di Le Mans vincendo anche il titolo mondiale della categoria assieme al francese Yannick Dalmas..

Rientra in Formula Uno nel 1993 alla Footwork. Al termine della stagione, chiusa con quattro punti, decise di ritirarsi dal Circus.

Partecipa ancora al campionato turismo britannico con l'Alfa Romeo, ritorna nuovamente a Le Mans nel 1997 e nel 1998, poi fonda la sua scuderia: la Triple 8 Race di cui è direttore e di cui si occupa attualmente.

Derek Warwick nella sua carriera ebbe incidenti spettacolari ma per fortuna sempre incruenti.

Quello a Monza, nel corso del primo giro del Gp di Italia del 1990, lo vide sbucare dalla sua Lotus a testa in giù all'uscita della parabolica come se nulla fosse successo dopo un volo di 150 metri e guardarsi intorno come per capire perché tutti lo indicassero come un alieno.

Qualche anno dopo, nel warm up del Gp del Germania del 1993, sotto la pioggia infida e traditrice di Hockenheim, fu protagonista di un altro incidente molto simile: nel senso che anche in quel caso si trovò a sfilarsi dalla macchina, la Footwork quella volta, a testa in giù nella ghiaia.

Warwick in quell’occasione venne portato nell'infermeria del circuito per un controllo di rito. Il medico Sid Watkins tra i vari controlli fece anche quelli ai condotti uditivi, e con sua grande sorpresa trovò tracce di terra al loro interno. Il dottore un po' perplesso e un po' divertito gli mostrò alcuni granelli di quella terra:
"E' il tuo cervello?"
Derek Warwick senza scomporsi abbozzò un sorriso.
"No è ancora la terra di Monza, la riconosco."

Decisamente piloti di un’altra generazione …