martedì 27 marzo 2012

Vettel - Red Bull, nervi tesi?

Dal muretto box il suo ingegnere di pista, Guillaume Rocquelin ha passato gli ultimi 2 giri del Gran Premio della Malesia ad urlare alla radio di Vettel di ritirare lungo il circuito la monoposto o di portarla ai box. Ma Sebastian alla radio non ha mai risposto [secondo il pilota non funzionava – ndr] e dice di non aver neppure notato le comunicazioni esposte dal team con il classico cartello che dicevano “Pit In”.

Subito dopo la gara intervistato da Sky, Seb ha dichiarato: “Volevo vedere la bandiera a scacchi”.

Questa incomprensibile presa di posizione del pilota tedesco nei confronti della squadra, ha portato alla convocazione di una riunione che si terrà nei prossimi giorni nel quartier generale della Red Bull a Milton Keynes. Almeno questo è quello che sostiene oggi il quotidiano “Bild”

In base al regolamento sportivo, ritirando volontariamente una monoposto, si può incorrere in una sanzione da parte della Federazione (perché il ritiro dà diritto a sostituire il cambio senza penalità nella gara successiva), a meno che non si riesca a dimostrare che c'era un guasto potenzialmente pericoloso.

Al settimanale Autosprint, il commissario tecnico FIA Charlie Whiting aveva detto che nel comportamento di Vettel non c'era però niente da eccepire. Lui la bandiera a scacchi l'ha vista, ma la squadra lo voleva ai box sostenendo che nell'urto con l’Hrt di Karthikeyan, oltre a una foratura, aveva rimediato un danno importante e potenzialmente pericoloso all'impianto frenante.

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